Mi chiamo Adriana, vengo dall’Ecuador e sono in Italia da quasi dieci anni. Abito a Milano in un pensionato gestito dalle suore. In Italia ho dei parenti ma non ho molti contatti con loro.
Prima del virus la mia vita era normale, lavoravo come colf e babysitter. Uscivo con le mie amiche che abitano con me al pensionato e fanno lavori simili al mio; andavamo qualche volta fuori assieme. Non sono una ragazza a cui piace uscire molto, sono piuttosto una ragazza alla quale piace stare a casa. Ora invece ho voglia di uscire!
Nel lavoro che avevo prima che iniziassi quest’emergenza non andavo molto d’accordo con la mamma del mio datore di lavoro, litigavamo sempre, non era tutto perfetto. Stavo lì perché avevo bisogno di lavorare anche se a volte mi trattavano male, ma sappiamo che per noi stranieri è così purtroppo. Quel lavoro poi è finito. In Italia ci sono persone che ti trattano male, ti guardano male per il colore della pelle o solo perché sei straniera. Ci sono anche delle brave persone ma si fa fatica a trovarle.
L’unica cosa che mi dispiace adesso, e che mi fa stare male, è che ora non posso lavorare e io sono venuta in Italia per quello. Con questa emergenza non ho potuto cercare un altro lavoro e non so quando potrò averne uno nuovo.
Una cosa positiva di questa situazione è che ho fatto più amicizia con le amiche che abitano con me, siamo più unite, questo virus ci ha fatto riflettere, è una esperienza nuova che ci ha aiutato a capire certe cose, quello che non apprezzavo prima lo apprezzo di più adesso.
In questo momento sono preoccupata perché ogni mese devo pagare una retta di 250 euro, anche se per fortuna le suore non insistono a chiederci di pagare. Ci hanno detto che quando riprenderemo a lavorare pagheremo. Quindi per adesso non ho urgente bisogno di soldi, sono fortunata ad aver trovato questa casa, le suore ci danno anche da mangiare.
Nessuna persona vicino a me è stata contagiata e sinceramente non conosco la procedura da seguire nel caso fossi contagiata. Comunque credo che il governo abbia fatto bene a chiudere tutti gli uffici e i servizi proprio per evitare i contagi. Io non ho mai avuto bisogno di utilizzare l’autocertificazione per spostarmi perché non ci è permesso uscire dalla struttura, sono le suore le incaricate ad uscire se abbiamo bisogno di qualcosa. Quando finirà questa quarantena, da un lato sarò contenta perché potrò uscire a cercare lavoro, ma dall’altro mi preoccupa prendere il virus, contagiarmi, perché il virus non è sparito.
Io ho un permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Stavo per presentare la richiesta di carta di soggiorno ma non ci sono riuscita e sono preoccupata perché non so quando potrò farla se tutto resta chiuso.
Ho sentito parlare di aiuti da parte dello Stato ma io non sono cittadina italiana e penso che questi aiuti sono solo per gli italiani. Purtroppo non ho nessun punto di riferimento dove andare ad informarmi sui miei diritti.
Nel mio paese la situazione è veramente brutta, c’è gente che muore ogni giorno e non ci sono le attrezzature necessarie per curare le persone. Il nostro presidente non si fa sentire, il livello di povertà è cresciuto: ad esempio i venditori ambulanti informali non possono più lavorare. Io mi sento male per loro e mi considero fortunata perché almeno ho un piatto di pasta o di riso da mangiare. Invece nel mio paese non c’è neanche questo e la gente piange. È una situazione bruttissima!
Fortunatamente i miei familiari stanno bene e continuano a lavorare con tutte le misure di protezione necessarie ma per gli altri non è così e questo mi intristisce.