Mi chiamo Ana, vengo dall’Ecuador e sono da più di 20 anni in Italia. Lavoro in una RSA come operatrice socio-sanitaria. Abito in Lombardia con mio marito e i miei due figli minori, mentre mio figlio più grande è sposato e vive con la sua famiglia.
Il mio lavoro mi è sempre piaciuto tanto, davvero tanto. Purtroppo, in questa situazione di emergenza mi sono ammalata. Ho preso il Coronavirus.
Avevo la febbre e i sintomi dell’influenza. Quindi ho chiamato il mio medico di base che mi ha detto di prendere la tachipirina e che se la febbre non fosse diminuita mi avrebbe dato l’antibiotico. Dopo un paio di giorni avevo ancora la febbre alta e quindi ho preso l’antibiotico.
Dopo una settimana, la febbre non scendeva e si sono aggiunti altri sintomi. Lì ho capito che non era l’influenza. Mi mancava il respiro e così mio marito ha chiamato l’ambulanza e mi hanno portata in ospedale dove mi hanno fatto il tampone e sono risultata positiva.
Ho avuto la polmonite. Per fortuna non ho avuto bisogno del respiratore ma solo dell’ossigeno. Sono stata in ospedale quasi un mese. Quando ho iniziato a respirare meglio mi hanno portata in un’altra struttura. Devo ringraziare il personale ospedaliero perché mi hanno trattata benissimo.
Prendere questo virus è una cosa brutta, bruttissima. Sono stata molto male, la mia famiglia ha pensato al peggio, anche per quello che si sente su questo virus; il mal di testa è fortissimo, ti mancano le forze, ti manca il respiro, non hai fame, non senti odori e sapori.
Ora sono in via di guarigione a casa mia, ma dovrò tornare in ospedale per fare la tac ai polmoni e per fare il tampone.
Penso di aver preso il virus al lavoro perché anche altri colleghi hanno avuto i miei stessi sintomi. Alcuni sono finiti in ospedale e altri sono malati a casa. Ci siamo ammalati perché sul posto di lavoro mancava il materiale sanitario adatto. Tanti anziani sono morti. Non ho mai visto morire così tante persone. Ma nessuno ci ha detto che la causa della loro morte era il corona virus.
Lavoro da tanto tempo nel mio attuale posto di lavoro, e mi piace molto, ma ho paura di tornare perché non c’è organizzazione. Non so se posso riprendere il virus, attualmente sono a casa per infortunio sul lavoro, ma ho tanta paura di prendere la metro e di uscire.
So che devo tornare specialmente per una questione economica, ma mentre sono stata male la struttura mi ha abbandonata, non ho ricevuto neanche una telefonata.
A casa mia stanno tutti bene. Mio figlio e mio marito continuano a lavorare e il più piccolo segue le lezioni online. Ormai sono due mesi che sta a casa, si annoia molto e non vede l’ora di tornare a fare un giro. Fortunatamente abbiamo una casa abbastanza spaziosa. Io e tutta la mia famiglia abbiamo la cittadinanza, sono sempre stata molto fortunata per la questione dei documenti.
La nostra situazione economica per il momento non mi preoccupa, me la sto cavando abbastanza bene, non so in futuro ma per adesso va bene.
Riguardo le regole imposte dal Governo mi sembrano abbastanza facili da capire per chi le vuole capire, la gente deve comprendere che questa situazione non è uno scherzo ed essere malati non è bello.
Da una parte è giusto che chiudano gli uffici e molti luoghi pubblici, così la gente non è in giro e quindi non si può contagiare; dall’altra però questo mette in difficoltà noi cittadini che se abbiamo bisogno di fare documenti non possiamo farlo e molte pratiche rimangono indietro.
Nel mio paese, in Ecuador, la situazione è difficilissima! Perché là non c’è lavoro e non c’è un sistema sanitario pubblico come qua. La mia famiglia mi dice che sono in salute, io spero sia così, ma stanno perdendo il lavoro e lì non esistono sussidi.
Hanno detto che il 4 maggio riaprono tutto. Devono farlo perché l’economia sta andando male. Ma io aspetterei, perché lì la situazione è iniziata da poco e quasi nessuno rispetta il coprifuoco dopo le ore 14. La gente pensa che non è una cosa grave quella che sta accadendo.