Sono Diana e vengo dalla Romania, ma ormai da tanti anni mi trovo in Italia per lavoro. Sono arrivata in Italia per la prima volta all’inizio degli anni Duemila per sostituire una parente che faceva la badante. È stato un periodo difficile, non conoscevo la lingua e avevo dei debiti. Ho imparato l’italiano guardando la televisione e facendo la spesa al supermercato. Ancora oggi lavoro come badante. Da contratto dovrei occuparmi solo della persona anziana, ma in pratica faccio un po’ di tutto: pulizie, spesa, passo dal medico, cucino…
Prima dell’emergenza sanitaria riuscivo a sfruttare meglio il mio tempo libero perché potevo uscire. Ho comprato una bicicletta e mi piaceva farci dei giri. Oppure facevo delle passeggiate dato che mi piace molto camminare. A volte mi fermavo a prendere un caffè con le mie amiche, ma poi andavo subito a fare movimento. Ogni tanto mi è capitato di passare il weekend da una mia amica che abita in un’altra città. Ora è molto più difficile dato che devo stare in casa tutto il tempo e vivo presso il signore che curo. La figlia si era anche offerta di pagarmi un weekend fuori, ma purtroppo tutti gli alberghi sono chiusi! Quindi di solito mi chiudo nella mia stanza a guardare la televisione, ma il signore anziano vuole sempre la mia compagnia. Prima, in generale, era più semplice anche perché potevo accompagnarlo al bar a prendere un caffè o a fare un giro. Spesso andavamo al tennis club o dal parrucchiere. Ora anche il signore si annoia perché vorrebbe uscire e non capisce che non si può più. Una volta ho dovuto farlo chiamare dal parrucchiere per dirgli che il salone era chiuso anche se in realtà era ancora aperto. Per fortuna ormai non se lo ricorda più! Adesso mi occupo io di tagliargli le unghie e i capelli, indossando mascherina e guanti. Sono abbastanza pratica con il rasoio elettrico dato che ho sempre tagliato i capelli a mio marito e ai miei figli. Però è stato difficile spiegare al signore che dobbiamo mantenere una distanza di sicurezza quando siamo in casa. Io, infatti, continuo a uscire per fare la spesa o per andare in farmacia e ho sempre paura di portare il virus in casa. Fin da subito la questione del virus mi ha molto preoccupata e ho chiesto che mi fossero fornite dell mascherine, dato che ormai non se ne trovavano più in giro.
Come tante altre badanti della mia città sono rimasta in Italia durante l’emergenza sanitaria, anche perché i confini erano chiusi e non ci si poteva spostare. Una mia amica è stata licenziata perché è uscita di casa (durante il lockdown), la domenica che aveva il suo giorno libero. La signora per cui lavorava non voleva che lei uscisse. Era ancora all’inizio quando non si capiva la gravità del problema… Per fortuna ha trovato subito un altro posto anche perché, vivendo dove lavoriamo, era rimasta senza casa. Ci avevano anche consigliato di prendere una casa tutte insieme in affitto, ma noi cerchiamo di mandare tutti i soldi che guadagniamo alle nostre famiglie. Poi nei pochi momenti liberi, io preferivo uscire e non stare rinchiusa in casa!
Il rapporto con gli anziani può essere molto complicato alle volte. Non solo si dimenticano le cose e diventano sempre meno autosufficienti, ma capita anche che siano un po’ molesti. Un anziano per cui lavoravo mi ha fatto più volte delle avances. Non apprezzo, però, finché si tratta solo di parole, sopporto. Un altro, invece, mi ha licenziata perché secondo lui tra di noi non c’era “feeling”… Io penso che del “feeling” debba esserci tra moglie e marito, non tra badante e assistito! Anche con le famiglie i rapporti possono non essere semplici. Per fortuna la figlia dell’anziano per cui lavoro ora è molto comprensiva e rispetta il mio tempo libero, ma in passato mi è capitato che mi chiedessero di pulire casa loro senza ricevere un pagamento extra. In generale, però, capita di fare molto più di quello per cui si è pagati.
In Romania sono rimasti mio marito e i miei due figli. Entrambi i miei figli hanno studiato in Italia, ma sono tornati in Romania dopo la laurea. Spesso sono preoccupata per loro e per la situazione che c’è ora in Romania. Guardo le notizie su internet e parlo con loro ogni sera, ma mi pesa molto il fatto di essere lontana. Ultimamente ho il morale molto più a terra e sono molto stressata. Mi preoccupa il fatto che la sanità in Romania sia meno efficiente che in Italia. Anche lì gli ospedali sono pieni. Ma la gente non capisce ancora la gravità della situazione e continua a uscire. Anche i miei figli all’inizio pensavano che io esagerassi quando dicevo loro di comprare le mascherine. Ora che le vogliono comprare, non ce ne sono più!
Ho iniziato a lavorare in Italia quando mio figlio più piccolo aveva nove anni. Per fortuna nelle case in cui ho lavorato mi hanno sempre permesso di ospitare la mia famiglia quando mi veniva a trovare. All’inizio pensavo di far lavorare mio marito qui in Italia, ma non c’è stato verso di fargli imparare la lingua. Alla fine sono rimasta io e lui è tornato a lavorare in Romania. I miei figli se la sono cavata da soli. Sono sempre stati bravi e molto educati, si comportavano già da adulti anche se erano bambini. Ho fatto tanti sacrifici per poterli far studiare, ma sono molto orgogliosa di loro. Prima del virus riuscivo a vedere la mia famiglia un paio di volte all’anno, durante le ferie estive per un mese e per un paio di settimane per esempio a Natale. L’ultima volta che ho visto qualcuno della mia famiglia è stato a gennaio quando mio figlio più piccolo è venuto a vedere una partita di calcio qui in Italia. A marzo doveva venire l’altro, ma il volo è stato cancellato. Ora bisogna capire se riuscirà a ricevere un rimborso.
La mia speranza è che vada tutto bene e che questo virus scompaia. Vorrei che tutto finisse e vorrei poter tornare a vivere in Romania. Prima del virus pensavo di lavorare ancora per un po’ in Italia, ma ora voglio solo portare a termine il mio contratto e tornare a casa. La figlia del signore anziano si sta già disperando e dice “una come te non la trovo”. Però io sono convinta: le do il tempo per organizzarsi e poi vado. Voglio stare vicina ai miei figli. È stato difficile stare lontana da loro quando erano piccoli e non poter fare niente quando stavano male. Li sentivo al telefono, ma non sapevo come aiutarli. Il lavoro da noi c’è, ma gli stipendi sono più bassi, mentre i prezzi sono quasi come qui in Italia.