Mi chiamo Ernesto, sono di El Salvador e abito a Milano da sei anni. Ho anche una figlia che abita a Milano con la mia ex compagna.
Abito in un posto letto con altre persone. Prima facevo lavori di pulizia soprattutto negli uffici, adesso faccio le pulizie all’ortomercato due volte alla settimana. Ho fatto anche altri lavori, ad esempio il badante o nella ristorazione come lavapiatti.
In questo momento sto facendo fatica perché con queste poche ore di lavoro non riesco a pagare l’affitto e devo anche dare i soldi del mantenimento per mia figlia. Mi vergono a dirlo ma i soldi appena mi bastano per mangiare. Le persone con cui lavoro mi danno qualcosa da mangiare; non riesco a pagare il biglietto del treno e non posso usare la bicicletta perché il mio lavoro è troppo lontano da dove abito.
In questo periodo ho avuto molta paura e la polizia mi ha fermato due volte. Quando è successo ho fatto vedere il contratto di lavoro e il tesserino per entrare nell’ortomercato. Comunque, quando salgo sul tram, ho sempre paura che mi facciano la multa perché non ho il biglietto. L’altra cosa che mi stressa è dover stare attento a non contagiarmi. Ad esempio se vedo qualcuno nel mio lavoro che tossisce mi viene subito la paranoia, per tutto quello che si sente.
Mi sono dovuto procurare da solo le cose per proteggermi: guanti, alcool, gel, mascherina. Quando lavoro, ci sono momenti in cui mi capita di stare vicino alle persone ma, per fortuna, quando faccio le pulizie si spostano e non ho problemi. Mi preoccupo non solo per me ma anche per gli altri perché se tocco qualcosa potrei contagiarmi e contagiare anche loro.
Come operaio ho sempre l’ansia di non essere pagato puntualmente. Nelle cooperative, anche se hai i documenti, non ti pagano regolarmente, spesso non ti pagano del tutto, ti prendono in giro, ti dicono “aspetta che ti paghiamo dopo”… Tu lavori per essere pagato, è da 4 mesi che aspetto uno stipendio che doveva arrivare l’anno scorso e ancora non arriva; questa incertezza fa stare male. Noi abbiamo debiti e per quello devo stare dietro ai datori di lavoro. A volte mi danno qualcosa per andare avanti, ora hanno anche la scusa del virus!
Ho un contratto di dieci ore alla settimana anche se lavoro tutti giorni e arrivo a fare 50 ore alla settimana, ma mi pagano quanto e quando vogliono loro. Inizio a rendermi conto che i contratti sono troppo diversi e non sono giusti. Ogni 4-6 mesi mi cambiano di cooperativa, non riesco a capire il perché ma io, per non perdere il lavoro, non dico niente. A volte non so se mi prendono in giro perché sono straniero o se fanno così con tutti.
Prima dell’emergenza non ero costretto a stare a casa tutto il tempo, se avevo voglia di uscire lo facevo. Vedevo mia figlia, uscivo con i miei amici, avevo una mia routine quotidiana, una vita come tutti. Ora esco solo due giorni a settimana per via del lavoro e per me è uno sfogo, anche se ora uscire è più rischioso e stressante per la paura del virus, e poi si guadagna di meno, ma quello che mi pesa di più è non riuscire a vedere mia figlia, quando la sento mi dice: “Papa voglio uscire con te e andare al parco!”.
Prima andavo al lavoro e facevo dei turni che mi permettevano di andare a prendere a scuola mia figlia. Lei non capisce bene cosa sta succedendo, io cerco di spiegarglielo in questo modo: “C’è un virus che se tu lo prendi vai in cielo e per quello non puoi uscire”. Tra poco mia figlia farà 6 anni. Comunque ringrazio Dio che siamo ancora in vita e so che devo tenere duro e avere pazienza per far sì che questa emergenza del virus finisca e poter stare meglio.
La famiglia con cui abito in questo periodo sta sempre a casa, meno male che mi sono trovato con persone responsabili e comprensive. Hanno capito la mia situazione e non mi chiedono di pagare subito l’affitto. Sto pagando piano piano e loro sono tranquilli. Sono peruviani, davvero una bella famiglia, mi danno supporto. Prima del coronavirus mi permettevano di portare mia figlia a casa e di tenerla almeno un paio di giorni con me. In questo sono stato fortunato.
Quando non ho avuto da mangiare sono andato a prendere un sacchetto di cibo all’Opera San Francesco e poi delle persone nei gruppi Facebook mi hanno dato una mano con un po’ di latte, riso e così sono andato avanti. In passato sono rimasto due volte per strada, senza una casa. La prima quattro anni fa e la seconda due anni fa. In quei momenti ho scoperto i posti dove ti danno una mano per mangiare, per trovare dei vestiti, per dormire, per avere una bibita calda. Prima andavo anche ai mercati perché quando finiscono puoi prendere quello che avanza: per me era una fortuna trovare del cibo che agli altri non serviva e invece a me sì. Poi, quando la mia situazione è migliorata, mi è capitato di trovare persone che mi chiedevano qualcosa da mangiare oppure dei soldi. Mi sono ricordato di quando ero io in quella situazione e a loro dicevo: guarda non ho soldi ma ti posso dare un panino oppure gli indicavo dove andare per prendere del cibo.
Da due settimane ho deciso di non sentire né vedere più le notizie. Mi faceva stare male e mi veniva la paranoia, così appena avevo un po’ di mal di gola pensavo già che avevo preso il virus! Nessuno vicino a me lo ha preso e comunque se mi dovesse capitare so dove chiamare e so bene che non devo andare in ospedale, devo seguire le regole di sicurezza che ha messo lo Stato italiano.
La situazione del mio permesso di soggiorno è cambiata varie volte da quando sono arrivato. Prima ho fatto la richiesta di asilo e mi hanno dato la Protezione Internazionale. Dopo cinque anni ho cambiato il permesso a un permesso per lavoro, quindi per adesso sono tranquillo. Però devo rinnovarlo a settembre.
Ho sentito degli aiuti da parte dello Stato, ma erano per chi aveva una partita iva: siccome io sono un dipendente mi hanno detto che non ne avevo diritto, quindi ho capito che non c’è niente per noi.
Non ho un punto di riferimento per avere delle informazioni. Ho chiesto delle cose al mio avvocato di fiducia, pagandolo, ma con lui non si riesce a fare più di tanto sulle problematiche del lavoro perché lui è un penalista e allora quando non sa qualcosa devo pagarlo il doppio perché lui deve chiedere a qualcun altro. È vero che potrei chiedere aiuto a un sindacato ma io ci tengo al mio avvocato e mi informo con lui. Per esempio, lui sa del mio problema al lavoro, che non mi hanno ancora pagato, ma non riesce a farci niente per adesso.
La situazione nel mio paese non è come quella in Italia, ma io non ho voluto né vedere né sentire più notizie. Sento solo la mia famiglia, mio padre, mia madre e un altro figlio più grande che ho, loro mi raccontano le cose. Grazie a Dio hanno un lavoro, lavorano per una chiesa, e questo lavoro permette loro di restare chiusi in casa. Perché pure nel mio paese i contagi sono aumentati, sono arrivati a quasi 200 casi…