Mi chiamo Fior di Loto sono una studentessa-lavoratrice. Provengo da El Salvador e abito in Italia da cinque anni insieme a mia sorella e suo figlio.
Prima di questa emergenza, la mia era una vita pesante, piena di sfide e di attività. Ero sempre di corsa, sempre a pensare a cosa fare, o dover farlo, sia per quanto riguarda il lavoro che gli studi.
Da poco avevo iniziato una nuova attività di volontariato in un centro sociale. Mi occupavo di formazione ai nuovi migranti arrivati, più che altro latinoamericani.
Anche il lavoro che stavo svolgendo era in ambito sociale, un progetto che mi piaceva molto.
Ho molti amici di diverse nazionalità, e cercavo di frequentare almeno una volta al mese quelli più stretti. Andavo pure a trovare mia madre che lavora come badante e mi vedevo col mio ragazzo.
Posso dire che mi ritengo fortunata per come la mia vita stava funzionando.
La cosa che mi risulta più pesante in questa situazione di emergenza è non poter lavorare e non poter andare più all’università. Perché nel fare il mio lavoro trovavo una bella energia, mi piaceva. Cio’ che mi pesa è dover seguire i corsi universitari online. Non mi piace per niente. A me piace poter frequentare i corsi, con la presenza reale dei docenti. Credo che nello studio questo aiuti di più, le cose ti restano più in testa. Sicuramente è anche difficile non poter andare a trovare più mia mamma e neanche il mio fidanzato. Esco solo per fare la spesa.
So che niente è per sempre, ma sono anche sicura che sarà difficile tornare alla normalità di prima.
Noi migranti siamo abituati alle incertezze, a dover lottare sempre. Siamo cresciuti in un ambiente complesso e questo cambiamento che stiamo vivendo nelle nostre vite, a causa dell’emergenza Covid-19, ci riporta, almeno a me, alle vicende del passato vissute nel mio paese. Il non poter lavorare più e non sapere se avrò la possibilità di riprendere il mio lavoro. L’incertezza di non sapere se avrò abbastanza soldi, perché non so se in quanto tempo potrò trovare un altro lavoro.
La paura di prendere il virus e di contagiare chi mi circonda. I cambiamenti nelle abitudini che avverranno nella fase 2. La convivenza, il dover sempre inventare delle cose da fare per mantenere allegro mio nipote anche se io non ne ho voglia, e non me la sento di giocare per i tanti pensieri che ho in testa.
Io mi sono spostata da mia sorella apposta per supportare lei e mio nipote in questa crisi.
Loro vivono in un monolocale ed è molto difficile abitare in uno spazio così in due adulti e un bambino, che pure ha bisogno dei suoi spazi. Io ero abituata ad avere una stanza per me, a poter stare per conto mio, con la mia privacy. Ora questo non esiste più e penso che purtroppo dovrò rimanere con mia sorella perché non posso tornare nel luogo in cui abitavo prima perché c’è una persona ad alto rischio di contagio. Questi pensieri, queste decisioni forti che ho dovuto prendere mi causano molto stress e in qualche modo una depressione. Ad un certo punto ho avuto dei forte litigi con mia sorella e anche questo è stato difficile.
Il progetto per il quale lavoravo si è fermato e non si sa niente sul quando riprenderà. Al momento mi hanno messo in cassa integrazione, con una riduzione del 50 % sullo stipendio netto, che era già poco. Fortunatamente sono sempre stata una persona attenta a risparmiare. Quindi ho qualche fondo di emergenza, non un granché, e poi dipende da quanto durerà questa emergenza. Ma devo dire che ho una rete di amici e persone care a cui potrei chiedere aiuto in caso di necessità estrema, anche se sono una che fa fatica a chiedere aiuto.
Sono a conoscenza di alcuni degli aiuti che sono stati emanati dal governo, ma non mi sono mai recata da nessuna parte per avere maggiori informazioni. Ciò che so l’ho letto nelle pagine web che seguo.
Meno male che, per il momento, nessuna persona vicina a me è stata contagiata e comunque sono consapevole di tutte le procedure da seguire, nel caso qualcuno dovesse prendere il virus.
Mi preoccupa la mia situazione in relazione ai documenti, che è fragile e incerta. Ho fatto richiesta di asilo politico diversi anni fa e siamo ancora in attesa della decisione. Mi preoccupano le decisioni che si prenderanno rispetto a noi migranti e soprattutto ai richiedenti asilo.
Nel mio paese per il momento ci sono circa 180 contagi e 10 morti. Il presidente del mio paese si è comportato molto responsabilmente. Ha preso esempio dai paesi europei per non commettere gli stessi errori. Anche perché sa bene che non prendere le misure corrette in una situazione del genere potrebbe portare il mio piccolo paese alla rovina totale.
La mia famiglia sta bene per il momento e speriamo sia così fino a che questo virus non sparisca.