Mi chiamo Gianni, vengo dalla Turchia e vivo in Italia da due anni.
Sono venuto in Italia per amore e adesso vivo a Roma con mia moglie. Lavoro da un po’ di tempo in una piccola azienda come responsabile delle vendite e gestisco il mio lavoro principalmente con la comunicazione via telefono o internet con chiamate a clienti sparsi in tutto il mondo.
Siccome il mio lavoro non richiede che io sia fisicamente in sede è stato facile per la mia azienda farmi lavorare da casa. Durante il lockdown ho mantenuto lo stesso contratto ma ho lavorato solo tre giorni alla settimana. Per fortuna la mia azienda ha continuato a pagarmi regolarmente, anche prima di ricevere i soldi del governo, in modo che io non avessi difficoltà. Questa è stata davvero una bella cosa.
Sono due le cose che sono davvero cambiate sul lavoro. La prima riguarda i miei viaggi. Essendo responsabile delle esportazioni io viaggiavo moltissimo per andare alle fiere a conoscere clienti nei vari paesi. Quest’anno però sono state tutte cancellate. La seconda riguarda il tipo di prodotti di cui abbiamo iniziato ad occuparci durante la pandemia. Noi abbiamo sempre venduto prodotti di bellezza ma adesso per mantenere il flusso di cassa in azienda siamo passati a prodotti nel settore della sanificazione. Il mio contratto di lavoro scade a breve ma non sono preoccupato perché, parlando con il mio capo, mi sembra che sia contento del lavoro che svolgo e ho l’impressione che vorrà tenermi. Io e mia moglie non abbiamo avuto problemi economici a causa del lockdown e nel caso avessimo bisogno di qualcosa sapremmo a chi rivolgerci, come per esempio al sindacato del mio settore.
Avendo un permesso di soggiorno per lungo periodo, non mi sono preoccupato dei documenti durante il lockdown e ho anche sentito che c’è stata un’estensione per tutti i permessi fino alla fine di agosto. Non ho sentito di nessuno che avesse dei problemi con i documenti però, all’interno della comunità, alcuni amici di amici che hanno fatto domanda come rifugiati politici adesso sono in un limbo perché, avendo fatto ricorso contro il respingimento delle loro domande, si sono visti spostare al prossimo anno i loro casi. È una brutta situazione.
Durante il lockdown uscivo di casa solo per fare la spesa e un po’ di sport vicino a casa, magari qualche giro in bicicletta. Sono sempre uscito con le autocertificazioni. All’inizio non avevo paura della polizia, ma piano piano ho sentito che si sentiva superiori ai cittadini e ho iniziato a provare malessere per il fatto che andasse in giro a controllare le persone. Una volta sono addirittura scappato senza ragione: ero seduto su una panchina tranquillo e un poliziotto si è fermato, io sono saltato sulla mia bicicletta e me ne sono andato in fretta! Dentro di me c’è questa cosa per cui devo allontanarmi dalla polizia, non mi piace la presenza della polizia e il fatto che vadano in giro a controllare, anche se lo fanno con una motivazione.
Penso che il problema sia l’interpretazione delle regole che ci sono per cui ad un certo punto non si sa dove sia il limite e sento che potrei essere fermato e controllato senza alcuna ragione. Io vengo da un paese, la Turchia, controllato dalla polizia e la situazione del lockdown mi ha ricordato quella che c’è là. Non mi fido in generale dalla polizia, del loro stile di vita, del modo di vedere il mondo e… so che non si dovrebbe generalizzare, ci sono sicuramente dei poliziotti bravi, ma sento che le persone dovrebbero essere libere. In aggiunta qui, io ho la barriera linguistica perché non parlo l’italiano. Non so come mi potrebbero trattare…. Questo rende la situazione ancora più difficile, mi fa sentire inferiore e genera il doppio della frustrazione.
I membri della famiglia del mio capo hanno preso il virus ma sono sopravvissuti. Anche nella famiglia di mia moglie un lontano zio, con cui non abbiamo molti rapporti, l’ha preso e purtroppo, essendo molto anziano, è morto mentre sua moglie adesso è in ospedale. Io non ho paura di prendere il virus e nel caso lo prendessi mi rivolgerei al mio medico di base o chiamerei i numeri che ci sono. Inoltre, mia moglie lavora in ospedale quindi non ho paura. Conosco anche l’ospedale Spallanzani perché un parente ha fatto il test lì e poi è stato ricoverato. In questa fase due mi sembra che le cose siano per lo più tornate normali, posso vedere i miei amici, tornare a lavorare in ufficio, inizio la settimana prossima! L’unica cosa è che ancora non si può andare nei ristoranti o nei bar e le persone indossano le mascherine.
Quando è scoppiata la pandemia in Turchia, io mi trovavo lì e avevo paura che potessero pensare che io avessi portato io il virus considerando che il primo caso registrato lì era di un turco proveniente dall’Italia. La situazione adesso è preoccupante, la mia famiglia vive ad Istanbul che è l’epicentro della pandemia. Lì non c’è un lockdown totale ma piuttosto un miscuglio di soluzioni, per cui alcune persone possono uscire in certe fasce orarie e altre no. I numeri stanno scendendo ma ci sono più di 1000 contagi al giorno quindi sono molto in apprensione. Da quello che sento dai media il sistema sanitario sta riuscendo a gestire la situazione e le terapie intensive non sono in affanno. Mia nonna però è in ospedale adesso per un’operazione urgente e sono preoccupato per lei ma in realtà soprattutto per i miei genitori.