Mi chiamo Gioia, vengo dalla Nigeria, vivo con mio marito ed i miei figli. Sono in Italia da oltre vent’anni.
Questa crisi ha trasformato in modo pauroso la vita dei più deboli, specialmente di coloro che hanno già dei problemi, come è il mio caso che ho problemi respiratori cronici. Ed è il motivo per cui sono a casa dal lavoro da un po’. I miei figli pure sono a casa da un po’. Studiano tramite internet.
Mio marito grazie a Dio è a casa perché in pensione. Questa crisi ha messo parecchie aziende e persone, immigrate ed italiane, di qualunque colore, in una situazione drammatica. Anche gli anziani sono in difficoltà, così come tutte le persone più deboli.
La vita di tutti è cambiata, anzi si potrebbe dire che non abbiamo più una vita. Diciamo che non usciamo più come una volta, o meglio, usciamo ma per intervalli brevissimi, solo in giardino, per un attimo.
Comunque, la crisi COVID ha lasciato un segno che non sarà facile da dimenticare. Un segno che ci porteremo ancora per un paio di anni, come si sente dire ai telegiornali. Quindi questa situazione si prolungherà ancora per altri due anni, non sarà facile da superare, non lo sarà….
Nella zona dove abito non percepisco tanta tensione, le persone sono brave. Alcune persone si vede che hanno paura di avvicinare gli altri. Anch’io ho paura di avvicinare le persone che non conosco, perché non so se hanno questo virus.
Bisogna stare attenti, quando esci di casa e quando vai a fare la spesa; bisogna tenere le distanze uno dall’altro. C’è sempre paura quando esci da casa. Paura c’è. C’è davvero.
Rispetto al mio lavoro, non ho paura di perderlo. Lavoro in una impresa di pulizie, in ospedale. Ma sono a casa, in malattia, da inizio marzo per i miei problemi di salute. Avevo paura di essere esposta, e di rischiare il contagio. Da gennaio fino a dicembre io sento che “i fiori stanno crescendo”, mi lacrimano gli occhi ed il naso, mi manca l’aria. Data l’emergenza COVID, mi sono tutelata da sola. E quando delle persone mi hanno detto che era stato pubblicato un provvedimento che autorizzava i soggetti con malattie croniche ad avere un prolungamento della malattia sono andata dal mio medico, e l’ho chiesta.
Per l’aspetto economico. abbiamo tutti paura per il futuro. Sicuramente ci saranno maggiori difficoltà, per tutti. Non solo per noi stranieri. Non sappiamo come andremo a finire. Non sappiamo quando ricominceremo a lavorare. E noi abbiamo il mutuo da pagare. Non so cosa mi aspetta. E riprendere a lavorare con le mani e la faccia coperti è difficile per una che ha problemi respiratori come me; non è facile.
Non ho avuto contatto diretto con persone malate di COVID. So che per prendersi cura di una persona che si ammala, bisogna misurare la febbre per prima cosa. Se la febbre supera i 37° e ci sono sintomi come la mancanza di respiro o tosse bisogna chiamare il pronto soccorso o il 118. Se invece ti senti debole di forze, o ti gira la testa o ti manca il respiro puoi chiamare il medico di base per chiedere informazione, e lui ti dà il numero a cui puoi rivolgerti.
Io dovevo rinnovare il mio permesso di soggiorno, ma come tante altre persone non posso farlo perché è tutto bloccato. Inoltre, tante visite mediche sono state sospese. Dovevo fare una visita in questi giorni per i miei problemi ma mi hanno mandato un messaggio due giorni fa di rinvio della visita fino a quando l’emergenza COVID si sarà risolta, o almeno ci sarà un po’ più di calma.
Alcuni miei paesani che sono andati giù al mio paese d’origine, sono rimasti bloccati. Parecchi non sono potuti rientrare. Tantissimi. Ci sono anche tantissimi italiani nel mio paese che non sono più rientrati, veramente tanti.
Per spostarsi in città per andare al lavoro so che basta stampare il foglio oppure si può far chiamare l’azienda. Ma io sono a casa da quasi due mesi per cui non ho avuto questo problema. Io sono sempre rimasta a casa. A fare la spesa esce mio marito.
La chiusura delle scuole e di altri servizi è veramente una cosa pesantissima. Anche se queste misure restrittive sono state prese per aiutare le persone.
Prima dell’emergenza COVID uscivo come le persone normali, il sabato o due volte al mese; andavo a fare un giro, a comprare quello che volevo, a vedere gli amici. Ma ora, dover restare sempre chiusa in casa, non è facile.
Ognuno di noi deve essere forte, perché non ci vuole niente ad andare in crisi, “crisi” nel senso di paura. Tutti stiamo vivendo un incubo, un incubo da cui ti vorresti svegliare, come quando vivi un film, come se non fosse reale; invece è la realtà. Ed è molto brutto per tutti quanti non poter uscire più di casa. Anche i miei figli, vanno due minuti in giardino, cambiano aria, e poi rientrano. Così pure io: esco con loro due minuti in giardino, poi rientro. È dura!
Ho sentito che ci sono aiuti pubblici. Ho chiesto quelli per i figli. Sono andata sul sito per vedere se potevo applicare ma mi hanno risposto: “tuo marito è già in pensione e tu puoi andare a lavorare”. Ho sentito il mio sindacato, che mi ha confermato che non ho diritto ai sussidi. Perciò non sono più andata avanti.
Con la mia famiglia in Nigeria ho contatti quasi tutti i giorni. Mia mamma è al sicuro. Lì il virus ha colpito il 10% della popolazione, ma l’altro 80% soffre per la fame.
Vorrei aggiungere che io sarei contenta se lo stato potesse aiutare tutti quanti, non soltanto gli stranieri ma anche gli italiani. Vorrei che lo Stato aiutasse soprattutto le frange più deboli: gli anziani, i malati cronici, le aziende, tutti quanti. Vorrei avere un governo come si deve.