Sono Giovanna, vengo dal Perú, sono arrivata qui quando avevo 19 anni, ora ne ho 46, quindi sono la bellezza di 27 anni che sono qui.
Faccio l’operatrice socio sanitaria dal 1998, prima ero una ASA, nel 2006 ho fatto la riqualifica OSS. Ho scelto questo lavoro perché mi piace accudire. Faccio il mio lavoro con passione ma cerco sempre di mantenere quel distacco sufficiente a rimanere nel professionale, quel distacco che ti aiuta a sopravvivere alla sofferenza altrui.
Ho lavorato per circa 21 anni in una RSA privata convenzionata. Da giugno 2019 lavoro in un ospedale nel reparto di medicina prima degenza.
Il reparto di medicina, nel giro di una settimana è diventato un reparto per pazienti Covid positivi perché nella struttura non ci sono più posti per questi pazienti e perché ormai dal nostro reparto erano passati dei pazienti negativi che poi sono diventati positivi nel giro di qualche giorno.
Noi siamo stati a contatto con queste persone senza protezione. Si indossava solo la mascherina chirurgica. Pazzesco! Nessuna preparazione! Solo la buona volontà della nostra caposala, degli infermieri e di noi, Oss. La vestizione ed il posizionamento dei DPI li abbiamo imparato dai video su internet e da quelli più calmi tra noi. I DPI non sono mai abbastanza per tutti. Quindi facciamo dei turni: chi entra a contatto con i pazienti infettati e quindi nel gergo medico “si sporca” e chi rimane “pulito”, cioè in corridoio a disposizione dei colleghi che entrano nelle camere per passare tutto ciò che serve per il benessere dei pazienti, dalle cure medico infermieristiche all’assistenza personale.
Come mi sento? Ho paura come tutti. Paura di infettarmi, paura di infettare i miei figli, la mia compagna, chiunque entri in contatto con me. A volte io e i miei colleghi ci sentiamo come carne da macello, buttati lì mezzo ai leoni.
Sento rabbia perché la gente non capisce, perché ci si lamenta per l’isolamento imposto, perché si è egoisti, perché si deve usare la forza per farti capire.
Ho paura per le persone che devono stare chiuse in casa quando la casa non è un luogo sicuro…
Sono meno allegra di prima, a volte mi perdo nel vuoto e quando arrivo a casa non vorrei parlare con nessuno ma ho una famiglia e anche loro hanno bisogno di me. Sono spesso al lavoro. Noi tutti saltiamo almeno un turno di riposo. Ma non ci viene imposto, lo facciamo perché ci vogliamo proteggere e aiutare tra di noi.
Personalmente non sento differenze per il fatto di essere peruviana. Sento la poca riconoscenza verso la mia categoria. Siamo OSS e noi siamo in prima linea.
Siamo tutti speranzosi di cavarcela.