Mi chiamo Jhon, sono peruviano e sono da circa due anni in Italia.
Ho fatto tanti lavori, prima che iniziasse l’emergenza Coronavirus facevo il badante part-time, e la sera e i weekend lavoravo come aiuto cuoco in un pub.
Sono venuto in Italia perché volevo studiare, il mio sogno è essere un allenatore e aprire una palestra. Sono arrivato con il visto da turista, ma poi ho fatto domanda per l’asilo politico; ho tutta la documentazione e le prove di ciò che mi è successo nel mio paese ma la legge qui è dura per gli stranieri quindi non so se accetteranno la mia domanda.
Prima che iniziasse l’emergenza sanitaria avevo l’appuntamento con la Commissione per la richiesta di asilo politico a febbraio, mi hanno spostato l’appuntamento a giugno ma molto probabilmente salterà a settembre. Io spero che nel frattempo esca una sanatoria che mi permetta di rimanere a lavorare qui in Italia; se dovessero rifiutarmi la richiesta di asilo politico vorrei fare ricorso perché ho tutte le prove per cui dovrei averlo.
Attualmente ho un permesso di soggiorno in attesa di asilo politico che mi permette di lavorare, infatti, mi avevano appena fatto un contratto. Facevo il badante per una signora anziana, e prima di lei mi occupavo di suo marito che è morto di infarto. I suoi parenti non volevano che stesse da sola, così mi hanno chiesto di continuare a lavorare per lei; solo che con l’emergenza Coronavirus l’hanno portata a casa loro, anche perché la signora è in gamba e autonoma.
I fine settimana lavoravo al pub, ma purtroppo hanno chiuso il locale e quindi non sto più lavorando neanche lì.
Attualmente non ricevo uno stipendio e quindi vivo con i miei risparmi, penso che me la posso cavare altri due mesi risparmiando sul cibo. I soldi li avevo messi da parte perché voglio fare un corso di allenatore ma a questo punto dovrò lavorare e risparmiare di nuovo per farlo, magari l’anno prossimo.
Qui in Italia ho dei parenti, ma non abito con loro, ho affittato un posto letto ad una famiglia peruviana, la casa è piccola e siamo tutti stressati, ma loro sono davvero gentili quindi non abbiamo problemi. L’unico problema l’abbiamo avuto perché un altro coinquilino non rispettava le regole e quindi avevamo paura portasse qualcosa in casa, ma siamo andati avanti e speriamo non succeda niente.
Io esco solo per fare la spesa ogni 15 giorni, e devo prendere un mezzo che in dieci minuti mi porta al supermercato. Ho compilato l’autocertificazione la prima volta, ma due giorni dopo l’hanno cambiata e non sapevo più come fare. Ho paura che mi fermi la polizia specialmente per la multa, per questo rimango a casa e non esco per niente; ho paura che se mi fermano poi posso avere problemi con la mia richiesta di asilo politico.
Mi sento prigioniero, la legge dice di non uscire, quindi se tu esci stai rompendo le regole e non voglio farlo, sto chiedendo un aiuto all’Italia e non voglio deluderla. È solo che ho tanti amici in palestra, al corso di italiano, avevo la mia routine, avevo dei piani e tutto è cambiato drasticamente.
Prima andavo in palestra ogni giorno, per me non allenarmi è un incubo e a casa mia non posso farlo, non c’è spazio. Mi manca anche andare alla scuola di italiano, i miei amici, i professori, mi manca tutto. Con le persone del corso di italiano ci sentiamo il lunedì e il martedì, non è uguale ma almeno ci sentiamo un po’.
Per me non è stato difficile avere una vita sociale in Italia, appena ho iniziato ad imparare l’italiano, grazie alla scuola che frequento, le mie amicizie sono cresciute, all’inizio frequentavo solo peruviani ora ho amici anche italiani.
Quando ho bisogno di chiedere qualche informazione, solitamente, mi rivolgo all’associazione dove faccio il corso di italiano, infatti, se mi dovessi ammalare le prime persone che chiamerei sono i miei professori o altre persone dell’associazione.
Riguardo gli aiuti, ho sentito del buono spesa, volevo farlo ma il sito chiedeva troppe cose ed era molto complicato, non ho conosciuto nessuno che fosse riuscito ad avere aiuti. In questo momento difficile per molti è un problema fare la spesa, tanti italiani ti aiutano con qualche cosa, quella è la cosa più bella, nel mio paese non ho mai conosciuto qualcuno che lo facesse. Qui c’è tanta gente che ti aiuta, così quando sento qualcuno dire che gli italiani non sono brave persone dico che non è vero.
In Perù la situazione anche prima del Coronavirus era molto difficile. Sono arrivati tanti venezuelani nel mio paese, così come in tutta Sudamerica, e questo ovviamente ha creato dei problemi perché il Perú è un paese povero, non è preparato per ricevere così tanti migranti e non ha retto l’ondata migratoria. È aumentata la delinquenza, la povertà e la xenofobia. Succede come qua in Italia quando un gruppo di peruviani fa casino, ruba, violenta e poi si pensa che tutti i peruviani sono così; lo stesso succede in Perú con i venezuelani.
Per il Coronavirus hanno chiuso tutto, come qui, e hanno mandato la polizia e i militari a controllare la situazione per le strade. La gente non sta rispettando le regole, forse piano piano lo faranno. In Perù la gente può resistere massimo un mese senza lavorare, ma c’è molta gente che lavora giorno per giorno e in nero, per loro è un problema non poterlo fare.
La mia famiglia fortunatamente sta bene sia di salute che economicamente, ovviamente mi mancano, anche se io a volte non mi faccio sentire loro mi chiamano sempre.