Mi chiamo Marcia, sono sposata. Vengo dall’Ecuador e sono in Italia da tanti anni.
All’inizio abbiamo trovato tante difficoltà, cosa normale quando uno migra in un altro paese ma poi una famiglia per la quale facevo le pulizie mi ha messo in regola con il permesso di soggiorno e ho finalmente avuto un contratto di lavoro. In Italia il contratto è importantissimo! Mio marito invece ha trovato subito un posto in una fabbrica ed è rimasto lì.
Per qualche anno, abbiamo messo da parte dei soldi e così siamo riusciti a far venire in Italia nostro figlio che avevamo lasciato giù con i miei genitori. Poi siamo anche riusciti ad affittare una casa per noi senza doverla condividere con altri. Quando uno arriva qua, e non ha i documenti, è difficile avere una casa solo per te, ti devi abituare a condividerla, e questo è faticoso. Quindi quando siamo riusciti ad avere una casa solo per noi è stato un momento importante.
Successivamente la signora per cui lavoravo è mancata e quindi sono andata a lavorare in una fabbrica in cui assemblavo dei pezzi, mi piaceva tantissimo quel lavoro! Quando è scoppiata la crisi economica il mio settore ha chiuso e così ho deciso di andare due mesi in Ecuador per stare con la mia famiglia. Conservo un ricordo molto bello di quel periodo, mi sono ricaricata per tornare in Italia e affrontare i problemi che mi ero lasciata alle spalle. È da allora che non torno nel mio paese.
Purtroppo, una volta rientrata, ho trovato lavoro in un magazzino lontanissimo da casa e con orari massacranti. È stato un periodo molto difficile per la mia famiglia. Inoltre, mi continuavano a rinnovare il contratto ogni tre o sei mesi senza farmi quello a tempo indeterminato. Ciononostante sono rimasta, perché un solo stipendio non bastava per tutte le spese e lì mi pagavano bene. Quando però è arrivata una nuova cooperativa a gestire il magazzino, è cambiato tutto. Volevano che lavorassimo tanto quanto prima senza pagarci tutte le ore!
Ho capito che non ne valeva più la pena e me ne sono andata. Da quel momento, ho iniziato a fare le pulizie nelle case private e sono ancora qui. È molto difficile, perché non ho un contratto, lavoro in nero, senza nessuna garanzia, non ho le ferie per tornare nel mio paese e se sto a casa non guadagno niente. Anche se il lavoro in nero non va bene, né per noi né per lo Stato, devo farlo perché per ora non ho nessun’altra possibilità, vado avanti così finché non riesco a trovare qualcosa di più sicuro. Per fortuna ora abbiamo il permesso a tempo indeterminato. Prima ogni due anni dovevamo rinnovare il permesso e avere un contratto di lavoro regolare. Lavorare in nero per me è sempre stato pesante, ho sempre desiderato un posto regolare, e ora con il Coronavirus è stato ancora più difficile per me.
Ho smesso di lavorare due mesi fa perché ho avuto davvero tanta paura per la mia salute ma adesso sono preoccupata per la situazione economica. Se non vado al lavoro non guadagno e questi due mesi non ho portato a casa nulla, ma le spese sono rimaste le stesse. A mio marito lo hanno messo in cassa integrazione e per fortuna entrano dei soldi in casa ma un solo stipendio non basta per coprire tutte le spese. Una cosa che mi ha fatto soffrire molto è non aver potuto inviare ai miei genitori la loro mensilità. È difficile stare lontani dal proprio paese e dalla propria famiglia ma almeno quando si lavora si riesce ad aiutarli, invece ora non è possibile. Mi ha sempre fatto sentire bene prendermi cura di loro a distanza. Purtroppo in questi mesi non ho potuto farlo ed è stato brutto, molto brutto. La vita è piena di sacrifici ma mi sembra che per noi stranieri sia più difficile e brutta. In precedenza avevo pensato di fare domanda per il reddito di cittadinanza ma, siccome stavo lavorando, non me la sono sentita, non mi sembrava giusto.
Un’altra grande preoccupazione in questi mesi è derivata dalla situazione coronavirus in Ecuador, il mio paese. Il sistema sanitario è pessimo ed ero davvero preoccupata per la mia famiglia e anche per mio figlio che è tornato là qualche anno fa. I miei genitori sono stati male, anche se pare che non fosse il virus, ma per fortuna i miei fratelli si sono presi cura di loro e ora stanno meglio.
Dopo questa preoccupazione, sono venuta a sapere che c’erano stati dei decessi per coronavirus nell’azienda dove lavora mio figlio e anche a lui hanno fatto il tampone. Per fortuna è risultato negativo e hanno chiuso l’azienda per proteggere la salute di tutti. Una storia che invece non è finita bene è quella di un’altra mia parente che ha perso suo marito a causa di questo maledetto virus. Io le voglio bene come una sorella e ho sofferto davvero tanto per lei. Insomma, sono stati due mesi pesanti, oltre alle preoccupazioni lavorative c’erano anche quelle per la situazione nel mio paese di origine. Ora sembra che la situazione là sia un po’ migliorata.
La mia vita durante questa emergenza è cambiata tantissimo non solo per il lavoro che ormai non fa più parte della mia routine ma anche perché vivo con la paura di questo virus. È da due mesi che non esco di casa; ho sempre mandato mio marito, armato di bigliettino, a fare la spesa perché dicevano che poteva andare una persona per famiglia ed è lui ad avere la patente. Appena torna a casa io lavo e disinfetto tutto. La notte non riesco a dormire bene, mi alzo e mi sveglio pensando, pensando e pensando e mi viene l’ansia, vivo con l’angoscia. Noi poi viviamo in 40 metri quadri, e la casa è piccola, e starci dentro tutto il giorno in due non è facile.
Il 4 maggio che inizia la fase due non so bene come cambieranno le cose. A mio marito hanno detto che forse può tornare al lavoro e nel caso gli daranno l’autocertificazione così che si possa spostare tranquillamente in giro. Io invece…. non so cosa fare. Una settimana fa dicevo “il 4 maggio io riprendo a lavorare e basta, mi butto!” ma la paura c’è, sia per il virus in sé sia per questa necessità dell’autocertificazione. È due mesi che non esco e ho paura a farlo, mi spaventa prendere la metro per andare al lavoro. Ho sentito che ci sono delle nuove regole da rispettare e sarà un casino. E poi, lavorando in nero come faccio a giustificare la mia uscita? Se mi fermano possono farmi una multa da 300 euro. Ho parlato con delle amiche che, avendo il contratto, hanno lavorato durante tutto questo periodo, e loro mi hanno detto di non essere mai state fermate quindi forse proverò… non lo so, sono molto combattuta.
Tutte le persone da cui andavano a lavorare mi hanno scritto che mi aspettano a braccia aperte e prima o poi devo ricominciare.