Mi chiamo Marcia, sono peruviana e faccio la mediatrice linguistica culturale.
Sono arrivata in Italia nel 2002 e abito a Brugherio con i miei due figli.
Rispetto alla mia solita vita quotidiana, l’emergenza creata da questo virus ha significato mettere in pausa ogni cosa. Ha trasformato la mia vita con l’esterno, e ho dovuto adeguarmi a un nuovo modo di vivere dentro casa. Le prime settimane sono state molto difficili, potrei dire persino traumatiche. Ho dovuto riorganizzare il tutto per arrivare a una nuova quotidianità, che piano piano sta diventando una nuova normalità.
I primi giorni ho avuto molta paura mentre guardavo i telegiornali, leggevo i commenti che circolavano in rete e sentivo passare tanto spesso le ambulanze, giorno e notte. Ero stravolta dal pensiero di come andrà a finire tutto questo! La mia precarietà rispetto al lavoro, come tanti nella mia situazione, non mi aiutava molto a rasserenarmi.
Ho pensato molto alla mia famiglia, che si trova dell’altra parte del mondo, lontana da me e dal mio aiuto. L’emergenza è arrivata anche là. Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza e il coprifuoco. L’esercito è per strada. Secondo me i dati che vengono comunicati non sono reali e quindi non è chiaro quanto sia grave la situazione. La mia famiglia sta bene, sono chiusi in casa. Vivo la frustrazione di poter fare ben poco per loro, nel caso avessero bisogno. Il mio paese non ha la possibilità né le risorse per affrontare una crisi di questa gravità. Sono stata lì l’estate scorsa. Se avessi saputo che purtroppo dovrò attendere molto tempo prima di rivedere tutti i miei parenti e amici avrei forse fatto tante altre cose o magari sarei andata a trovare molte delle persone care che in questo viaggio non sono riuscita a vedere.
Questa crisi ha portato anche un gran cambiamento alla mia vita in relazione alla convivenza in casa. In questo periodo è tornato a vivere con noi il padre dei miei figli. All’inizio questa convivenza forzata ha creato tanta tensione, soprattutto a me, perché non ero più abituata alla sua presenza permanente in casa.
Io sono una lavoratrice precaria. Faccio un lavoro a chiamata e quindi ora mi trovo senza uno stipendio. Ho la partita IVA, che ho dovuto aprire l’anno scorso. Se dopo tutta questa situazione, non ritrovo più il mio lavoro, dovrò inventarmi qualcosa o forse reinventarmi. In questo momento, non lavorando, non ho nessuna fonte di guadagno. Né io, né il padre dei miei figli che si trova nella mia stessa situazione.
Ho saputo degli aiuti previsti nel Decreto Cura Italia. Ho fatto da sola la domanda per l’indennità dei 600 euro. Ho dei problemi per fare l’altra richiesta del bonus babysitting. Si tratta di un problema con il codice fiscale di mio figlio. Ho chiamato l’Inps ma nessuno risponde e non so a chi posso rivolgermi perché non ho nessun punto di riferimento su questo.
Per fortuna non ho avuto nessuna persona cara o vicina a me, affetta da Corona Virus e nel caso succedesse a qualcuno della mia famiglia possiamo rivolgerci al medico di base. Io e i miei figli siamo cittadini italiani.
In questo periodo non sono uscita di casa, neanche per fare la spesa perché la fa una volta alla settimana il padre dei miei figli. Ma se dovessi uscire so che devo avere l’autocertificazione nel caso mi fermasse la polizia.
La chiusura delle scuole e questa nuova modalità di lezioni online è stata difficile. Io sono una poco tecnologica ma per poter essere d’aiuto ai miei figli ho dovuto mettermi ad imparare le cose e continuo a farlo. Loro sono stati catapultati in questo nuovo sistema. È stato tutto molto confusionario, soprattutto per mio figlio che frequenta la scuola elementare; le sue insegnanti non avevano molta confidenza con tutto questo mondo virtuale.