Mi chiamo Silvia, sono peruviana. Sono in Italia sin dagli anni 90. Lavoro nel campo sanitario da più di 20 anni. Appena arrivata, come tutti gli immigrati, ho lavorato come badante, in nero, poi ho studiato per prendere un diploma e sono entrata a lavorare in una RSA. Sono una OSS (Operatore Socio Sanitario).
Non posso lamentarmi del mio lavoro. È una struttura molto forte. Quasi il 90% dei miei colleghi sono di origine straniera: peruviani, equadoriani, srilankesi, filippini, africani, romeni, polacchi. Gli Italiani saranno un 10%. Negli anni 2000 erano tutti italiani, poi hanno lasciato questo tipo di lavoro e siamo arrivati noi stranieri e da quel tempo siamo qui.
Non so perché i miei capi hanno sbagliato così tanto a gestire questa situazione di emergenza del corona virus, non lo so. Forse perché pensano solo all’aspetto economico… Ci hanno trattato come se noi OSS non sapessimo niente quando invece, a volte, noi sappiamo più di loro.
La cosa più preoccupante è stata la non informazione. Loro, i capi, sapevano di questa catastrofe sin da gennaio, febbraio. E nonostante questo hanno lasciato che i parenti continuassero ad entrare nella struttura. Qualsiasi persona esterna poteva portare il virus dentro, anche noi operatori. Gli anziani non escono, stanno dentro, quindi solo chi viene da fuori poteva portar loro il virus.
E purtroppo sono morti tanti anziani. Loro diranno che gli anziani sono morti di qualsiasi cosa, ma non è così. In estate, di solito muoiono due o tre anziani, e in inverno quattro o cinque, ma mai così tanti! Per quel che so io, finora sono morti quasi trenta. Anziani che stavano benissimo, magari in carrozzella ma che potevano alzarsi, non stavano così male da morire.
Noi operatori sanitari eravamo un po’ arrabbiati, perché le famiglie sono entrate a visitare i parenti senza nessuna precauzione fino ai primi giorni di marzo, quando già si parlava dell’emergenza. Forse i parenti non erano coscienti della situazione… Ma i responsabili della struttura sapevano cosa stava accadendo e quando le colleghe dicevano loro che era meglio non far entrare i parenti la risposta dei caposala era che non si poteva non farli entrare perché altrimenti avrebbero potuto denunciare la struttura.
Soltanto verso il 10 marzo hanno iniziato a darci le mascherine. Purtroppo, in tanti ci siamo ammalati e siamo dovuti restare a casa. A qualche collega è stato fatto il tampone ed è risultato positivo. Ora tutti aspettano di rientrare al lavoro ma ci è stato detto che tutti quelli che sono a casa devono fare il tampone prima di tornare al lavoro, altrimenti non possono tornare.
A me spiace perché chi sta soffrendo a causa di questa situazione sono gli anziani. Non è colpa nostra se noi non abbiamo potuto riprendere ancora il nostro lavoro. È colpa di questa burocrazia, che non si muove per farci i tamponi e quindi non ci permettono di tornare ad accudire gli anziani. Noi siamo operatori esperti, sono tanti anni che lavoriamo nella struttura e gli anziani hanno bisogno delle persone che conoscono.
Io abito da sola quindi sono tranquilla, perché non ho paura di infettare nessuno. Ho avuto paura per me.
Mentre ero in quarantena perché sono stata a contatto con una persona trovata positiva, una collega e mio fratello mi hanno aiutata con la spesa. Ora non più perché posso uscire a farla io.
Per fortuna io ho un contratto a tempo indeterminato e quindi mi sento sicura nel mio lavoro. Ma non per tutti è così. Ho dei parenti che lavorano in una cooperativa ai quali durante questo periodo sono state ridotte le ore di lavoro. Loro sono molto preoccupati perché non si sa fino a quando ci sarà questo problema. Magari sarà una cosa lunga. Io comunque ho detto loro che usciremo anche da questa!
Ci sono anche tanti ragazzi stranieri che lavoravano in nero e che ora sono senza lavoro, senza un euro in tasca neanche per pagare il posto letto dove abitano. Nessuno si aspettava questa situazione! C’è chi lavora a giornata, cioè i soldi che prende gli servono per quel giorno. Ma quando non hai soldi come fai a mangiare, come fai a vivere? Questa è la preoccupazione che hanno ora tanti stranieri, che se la stanno passando veramente male. La gente non li fa più entrare in casa, come succede per esempio con le collaboratrici domestiche o le babysitter. Essendo il papà e la mamma a casa si prendono loro cura dei bimbi.
E poi ci sono quelli che non hanno un permesso di soggiorno. Proprio oggi ho parlato con un‘amica e ci siamo messe d’accordo per raccogliere alimenti da dare a queste persone. Queste persone sono irregolari, perché non gli viene rilasciato un permesso. È brutto vivere così, senza documenti. Devono lavorare in nero perché non possono farlo in un altro modo, quando non hai i documenti sei obbligato a prendere quello ti capita. Le persone in questa situazione, spesso, non sanno neanche che esiste un’associazione per aiutarli, non sanno dove andare…
Io ho un permesso di soggiorno a tempo indeterminato e ho chiesto la cittadinanza tre anni fa, ma non so quando mi arriverà e con questa situazione sarà peggio ancora. Forse tra cinque anni me la daranno.
Dicono che siamo degli eroi nazionali. Ma che eroi! Quello si dice solo in TV e nei giornali. Ma non è vero questo! Non è vero niente. Vedrai che una volta che finisce questa situazione tutto resterà come prima e dovremo continuare a lottare per avere uno stipendio degno. Questo è il punto! Loro possono dire quello che vogliono, si riempiono la bocca ma non è vero niente. Ma quali eroi! Ora si dicono tante cose ma alla fine tutto si dimentica.
Noi assistenti sanitari finiamo tutti con la schiena rotta, le braccia rotte, i tendini distrutti… Se un giorno torneremo al nostro paese, come spesso dicono tanti immigrati, saremo tutti in carrozzina. Il nostro è un lavoro veramente pesante e con una remunerazione molto bassa, perché ci pagano una miseria, non è un bel stipendio. E questo è il risultato del contratto nazionale di lavoro.
Io mi auguro che non ci mandino in cassa integrazione. Potrebbe succedere perché tanti ospiti sono morti e quindi forse dopo non ci saranno le rette a sufficienza per continuare a pagare il nostro lavoro. Siamo tutti preoccupati perché c’è chi ha comprato la casa e quindi ha il debito con la banca. Non è una cosa bella. Il lavoro nel settore sanitario era uno di quelli più sicuri in Italia fino a quando non è arrivato questo virus.
Noi colleghi dicevamo: il lavoro nel settore sanitario non può fallire. Ma ora tutti gli anziani stanno morendo e non è più così. È veramente brutto veder morire tutti questi anziani!